Non si poteva trovare a Milano location più ideale del Padiglione d’Arte Contemporanea per presentare lo straordinario lavoro di Yayoi Kusama – l’artista dei pois – nella sua prima retrospettiva italiana: I Want To Live Forever. Nonostante la giornata uggiosa l’esposizione – curata dal Direttore del National Museum of Art di Osaka, Akira Tatehata – è riuscita ad incantarmi, rapirmi e farmi dimenticare la pioggia battente.
Un ricco excursus con opere che coprono oltre cinquant’anni di attività della Kusama, mescolando immensi dipinti a fotografie, installazioni, sculture e disegni. Lo spazio non è grande, eppure è facile lasciarsi abbagliare dai colori e perdersi nelle geometrie astratte e negli oramai leggendari pois. Già all’arrivo la facciata ricoperta di pallini rossi trasporta nel mondo visionario dell’artista, e due smaglianti fiori colorati non si lasciano intimidire dal grigiore circostante.
Nella parte più bassa della sala principale, difronte alla grande vetrata sul giardino, è riproposta l’installazione Narcissus Garden: una moltitudine di sfere metalliche perfettamente lisce, presentata per la prima volta nel 1966 alla Biennale di Venezia con il supporto di Lucio Fontana e da allora nuovamente in Italia per la prima volta. Le palle riflettono l’ambiente circostante, giocando con il bianco delle pareti, lo spettatore e il giardino fuori, riflettendosi in parte sul vetro e ingannando per un momento l’occhio dello spettatore.
Un’altra sala è dedicata all’opera forse più popolare dell’artista: le zucche punteggiate a motivi optical. E poi dipinti dai colori fluorescenti, altri più recenti e movimentati che sembrano foulards. Per finire una minuta installazione di un tavolino con due sedie e un armadio interamente ricoperti di rete e dipinti di bianco, come ingessati nel momento. La mia preferita? Una stanza piccola e buia in cui vengo chiusa dalla custode, in piedi sulla passerella circondata da acqua. E poi piano piano piccoli lumini si accendono, scintillano, si affievoliscono e poi crescono, in un gioco di specchi assolutamente magico. Ero incantata, persa, finchè la guardia non ha bussato per recuperarmi. Peccato.
Al piano superiore una serie di fotografie commentate ripercorre il tormentato iter della Kusama, da oltre vent’anni perennemente in bilico tra ospedali psichiatrici e schiarite temporanee. È interessante seguirne l’evoluzione artistica, assolutamente svincolata dai suoi problemi personali, e viene spontaneo poi sporgersi dalla balconata per guardare ancora una volta le opere con occhio più cosciente.
L’inaugurazione si è tenuta alla presenza della Milano Bene di industriali e personaggi della cultura e della politica. Figuravano anche però secondo i report dell’evento un buon numero di stilisti e designer, dalla coppia Dolce e Gabbana – che hanno vestito il sindaco – a Ennio Capasa, Angela Missoni e Consuelo Castiglioni. Che ci sia da stare all’erta per un’atmosfera “alla Yayoi Kusama” sulle prossime passerelle…?